Articolo 18 : lo scontro ideologico corre sui social

Negli ultimi tempi il dibattito in parlamento è diventato sempre più ideologico colpa di una informazione poco trasparente e libera. Lo dimostrano gli ultimi casi approdati alla Camera, dal conteso articolo 18 delo statuto dei lavoratori fino ad arrivare addirittura alle partite di calcio con l’interrogazione parlamentare chiesta per Juventus – Roma di domenica scorsa.

Ormai non si dibatte più di diritti dei lavoratori ma se ne fa una questione ideologica. Meglio avere il lavoro o l’articolo 18 ? In questo scontro “ideologico” ci troviamo ad assistere alla classica battaglia italica del tutti contro tutti.

I numeri della crisi italiana

Nonostante l’ottimismo del premier Renzi sulla situazione italiana i dati sono impietosi. L’OCSE non fa altro che rivedere al ribasso le stime di una crescita che non c’è con Italia fanalino di coda dell’Europa ed unica ad avere il PIL negativo.

Ma basta sorridere, essere ottimisti ed interpretare i dati cercando di trovare quel poco che di positivo c’è. E allora che ci importa se siamo tornati indietro al 1996, che ci importa se la competitività delle nostre imprese è ferma, che ci importa se spendiamo più di quanto produciamo, che ci importa se più di un giovane su due non ha lavoro.

In questa situazione è difficile essere davvero ottimisti sopratutto quando i dati rappresentano una cruda realtà che è quella di un paese allo sbando ostaggio di una classe politica inadeguata. Lo stesso premier, per colpe sue o non sue, non è riuscito a rispettare i tempi nel proporre le riforme promesse.

E allora non possiamo fare altro che schierarci per l’articolo 18 o no. Tutti contro tutti come sempre. Sono convinto che se chiedessimo ai giovani, molti non sarebbero poi così favorevoli a mantenere un diritto acquisito da cui ormai sono fuori. I giovani non hanno lavoro e non hanno alcuna tutela, cosa volete che gli importi di una norma. Sono sicuro che preferirebbero avere imprese in grado di offrire loro un lavoro soddisfacente. E non dimentichiamoci degli autonomi. Loro si che sono tagliati fuori da tutto. Non hanno malattia, né ferie, né tutele né niente eppure sono costretti a combattere col fisco e la burocrazia. Ecco a loro magari serviva più la riforma del fisco che una discussione sterile.

A cosa serve l’articolo 18 ?

Si tratta di una delle conquiste dei lavoratori , una norma che fa parte dello Statuto dei lavoratori risalente ormai al 1970.

Detto in parole prove le aziende con più di 60 dipendenti non possono licenziare senza giusta causa e sono tenute a reintegrare il lavoratore. Una sentenza recente ha inoltre stabilito che anche gli stipendi arretrati sono dovuti nel caso venga appurata l’ingiustizia.

A battersi per questo articolo negli anni sono stati ovviamente i sindacati e la sinistra, quella stessa sinistra che oggi mette in discussione questo principio. Come dice Renzi il dibattito “ideologico” sull’articolo 18 si può far risalire alla riforma del lavoro della Fornero di cui si è discusso tanto durante il governo Monti nel 2012. Anche in quel caso le norme vennero leggermente ritoccate con una revisione degli obblighi di reintegro per l’azienda.

Oggi si prova a dare un ulteriore mazzata con una riforma del lavoro che sembra andare in parlamento verso il voto di fiducia.

Lo scontro corre sul web e sui social

In questo scontro perenne sul lavoro tutti hanno da dire la loro. L’importante in Italia è sempre trovare il modo di “buttarla in caciara”. La priorità per molti sembrano essere altre. Il lavoro viene ormai percepito come uno scontro tra due fazioni. Da una parte gli imprenditori che spingono per maggiore flessibilità, dall’altra i lavoratori che reclamano i propri diritti. Uno scontro che va avanti da anni senza risultati e che sta producendo quello che vediamo ogni giorno.

Il tema dei pro e contro articolo 18 si è ormai spostato sui social. A farla da padrone twitter dove il dibattito è stato alimentato sopratutto da politici e personaggi di un certo spessore mediatico. Insomma l’hashtag #art18 è entrato nei trending topic in pochi giorni.

Cosa ne è emerso ? Che è forse il momento di cambiare e pensare ad un nuovo modello di società lasciandoci alle spalle tutti i fattori culturali che hanno influenzato il nostro modo di concepire il lavoro.

Non è più una questione di cosa è giusto e cosa è sbagliato ma di chi ha ragione e chi no. Non importa il fatto che le aziende siano in crisi e a nulla servirà avere l’articolo 18 così come lo conosciamo, basta che la percezione del lavoro di come lo conosciamo rimanga intatta in maniera sacrosanta.

Forse è il caso di rivedere tutti le nostre priorità anche perchè credo che ad un giovane senza lavoro e senza futuro poco importi ormai dell’ideologia alla base di tutta questa discussione.

Appassionato di economia e finanza, porto il mio parere indipendente sui temi economici di maggiore interesse. Nel 2008 sono diventato giornalista ed editore.

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