Economia e PIL : la formazione professionale in Italia non è più una priorità

Il Pil nell’Eurozona è in lieve crescita ma in Italia la domanda stenta a decollare. L’economia del nostro paese è ferma ormai da anni ma mai come in questo periodo storico non si investe più nel futuro.

Se negli anni scorsi il nostro paese dimostrava grande interesse ed impegno nella formazione professionale oggi questa non sembra più essere la priorità del nostro governo. Il rapporto diffuso nei giorni scorsi da Eurostat non è affatto confortante almeno nei dati che riguardano la nostra economia. Nell’Eurozona complessivamente c’è una leggera crescita (+0,2%) rispetto al trimestre precedente con un dato complessivo del Pil su base annua che si attesta allo 0,8%.

A sorpresa i migliori dati vengono registrati dalla Grecia che fa un balzo in avanti +0,7% e compensa i dati negativi di Italia fanalino di coda insieme a Cipro.

Dove sta la differenza tra i vari paesi ? In Italia non si fanno più corsi di formazione per incentivare il lavoro (altro che Jobs Acts) e non si investe più nella scuola.

Corsi per operatori professionali : sempre meno investimenti

Oggi molti giovani non cercano più lavoro e si fatica a investire nella formazione. Lo stesso rapporto diffuso da Education and Training Monitor 2014 ci indica come ultimi nella classifica dei paesi che puntano su nuove tecnologie e formazione.

Insomma le risorse messe sulla scuola e sui corsi che aiutino i giovani ad imparare un mestiere sono sempre più scarse. Se andiamo poi ad analizzare il settore della formazione a 360° scopriamo che la percentuale di Pil dedicata all’educazione è del 4% contro la media dell’Eurozona che supera il 5,5%.

Non parliamo di paesi come la Norvegia o quelli scandinavi in cui si investe quasi l’8% in formazione. Insomma il livello di finanziamento dedicato alla formazione è sempre più basso tant’è che siamo scesi costantemente da almeno 6-7 anni.

Il livello dei corsi non è nemmeno eccelso. Tantissime aziende nascono con l’obiettivo di erogare formazione fasulla o inutile che non offre alcuna reale esperienza pratica sul campo. Ci ritroviamo così con giovani che studiano solo a livello teorico ma poi non sono in grado di lavorare su macchine o sfruttare le nuove tecnologie per migliorare il livello del loro reddito.

Laureati e senza lavoro in aumento

Cosa accade ai nostri laureati ? La situazione non migliora affatto. Ricordiamo che qualche anno fa è stata realizzata la riforma dell’università che aveva l’obiettivo con le lauree triennali di far arrivare i giovani prima alla laurea. Il risultato è stato che il livello di formazione è peggiorato a causa di una offerta formativa che non è strutturata bene.

Risultato ? Anche in questa speciale classifica siamo gli ultimi con i laureati che nell’Eurozona supera il 38% con punte del 49% mentre in Italia meno della metà dei ragazzi che ha una formazione universitaria riesce a trovare lavoro. E quasi sempre si tratta di contratti a tempo determinato che sono figli di questa crisi economica e di uno scarso sviluppo della formazione professionale.

Insomma è l’ora di invertire la rotta e pensare ad un piano di occupazione giovanile che si occupi della formazione e della valorizzazione delle competenze che abbiamo. Gli italiani hanno sempre dimostrato intelligenza e voglia di fare, è il momento di mettere le poche risorse che ci sono dove servono veramente.

Appassionato di economia e finanza, porto il mio parere indipendente sui temi economici di maggiore interesse. Nel 2008 sono diventato giornalista ed editore.

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