I banchieri e l’esodo da Lehman Brothers

L’esodo dei banchieri Lehman Brothers del 2008 che sta popolando la cronaca economica del momento fa riflettere il nostro presente. Per comprendere cosa accadde in quegli anni è necessario fare un piccolo salto indietro e andare al 15 settembre del 2015, quando il gruppo bancario annunciò al mondo il suo fallimento e l’incapacità di fare fronte ai mutui subprime. Si trattò di un crollo epocale, che in una sola notte lasciò senza lavoro circa 25mila persone e che molto probabilmente segnò la fine dei ‘padroni di Wall Street’ tanto decantati dal cinema e dalla letteratura.

Si trattò di uno choc finanziario senza precedenti, di una notizia e di uno stato di fatto che indusse le borse a bruciare circa 10mila miliardi di dollari e che portò gli organismi di governo centrali ad avviare misure estreme per evitare il collasso mondiale. La misura più incisiva arrivò dalla Federal Reserve e dalla sua scelta di portare il costo del denaro allo zero, decisione che solo di recente sta cominciando ad essere rivista dai suoi vertici.Il conto pagato dagli americani non sta però diminuendo, anzi, perché secondo uno studio effettuato da Better Markets, da quota 12800 miliardi di dollari registrati nel 2008 è salito a quota 20mila miliardi di dollari nel nostro presente.

Gli Stati Uniti sono in piena ripresa e lo dimostrano gli indici delle borse, l’occupazione a buoni, i salari in ripresa così come il valore degli immobili. La supervisione internazionale è però serrata e gli accordi internazionali dovrebbero evitare che possa succedere un evento di gravità pari a quello del 2008, quando la supervalutazione la facilità di concessione del credito fecero scoppiare coma una bolla di sapone l’intera economia globale.

Secondo la Fed l’economia americana è oggi moderata, quindi guardare le immagini dell’anniversario di quell’evento, con i banchieri che in fretta e furia raccolgono i quadretti e le foto di famiglia dai loro uffici può proporsi come un monito per le generazioni presenti e future, come un avvertimento che anche i severi controlli internazionali potrebbero non bastare a scongiurare crolli economici e finanziari dalla portata epocale.

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