Domani si riunisce la BCE: ecco cosa può accadere in Europa

Domani Giovedì 22 Gennaio 2015 è una giornata importante per l’Europa, perché la riunione della Banca Centrale Europea dovrebbe dare il via libera definitivo ad una manovra monetaria espansiva per una cifra che va dai 500 ai 1000 miliardi di euro: nel piano anche l’acquisto di titoli di Stato sul mercato secondario dei principali Stati europei.

Immettendo così tanta liquidità sui mercati, ripartirà l’inflazione, torneranno a salire i prezzi, le Banche europee avranno maggiore liquidità per concedere prestiti e mutui ai cittadini e ci si potrà avvicinare alla ripresa economica tanto attesa.

Non tutti la pensano così però, perché secondo alcuni analisti economici se la manovra non introdurrà almeno 1000 miliardi di euro, essa sarà insufficiente se non addirittura nulla, d’altra parte c’è chi è spaventato dal fatto che tutta questa liquidità favorirà ancora una volta le banche e non direttamente i cittadini, con alcuni di essi che tra l’altro se l’inflazione riprenderà a salire, dovranno sopportare sulla propria pelle ancora maggiormente la crisi economica e la perdita del potere d’acquisto dei propri soldi.


Le Borse europee per tutti questi motivi salgono, ma con cautela, attendendo quantomeno la giornata di domani, mentre Wall Street vola, con gli Stati Uniti sempre più trainati da una ripresa economica ottima e da una disoccupazione arrivata al 5,6
%. D’altronde lì i vari provvedimenti politici ed economici di Obama per abbassare le tasse sulle famiglie, incentivare le persone a lavorare, aumentando le imposte sui capitali speculativi o fermi, ed ancora per aumentare i controlli e le pene per chi fa fallire la propria azienda in maniera indebita e soltanto per proprio tornaconto (se pensiamo alla depenalizzazione del falso bilancio in Italia in proporzione, viene da rabbrividire), danno una grossa mano alla loro economia.
Insomma sono di nuovo gli Stati Uniti a riprendere a trascinare il resto del Mondo, con la Cina che denota invece i primi segnali di stanchezza. La fatica della ripresa si continua a leggere anche nelle quotazioni volatili e discendenti del petrolio: il Wti che è arrivato a 46,3 dollari al barile, mentre il Brent viene scambiato intorno ai 48 dollari e mezzo al barile. Se sale l’oro, bene rifugio per eccellenza, che torna in area 1.300 dollari, per la prima volta dallo scorso agosto, forse questo qualcosa vorrà pure significare. Chiudiamo con l’euro che a metà pomeriggio viene quotato in rialzo a 1,157 dollari, mentre lo spread tra Btp e Bund a 10 anni si è stabilizzato intorno ai 120 punti base, con un rendimento di circa l’ 1.72%, non lontano dai minimi storici di questi ultimi anni.

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