Fusione Bpm e Banco Popolare: la bontà del piano industriale

Un miliardo e 100 milioni di utile da raggiungere entro il 2019 è quanto prevede il piano industriale redatto in seguito alla fusione della BPM e il Banco Popolare. Si tratta di un obiettivo audace ma raggiungibile, che è stato esposto dai due istituti di credito che si aspettano di ricevere sinergie del valore di oltre 450 milioni di euro in questo arco di tempo. In particolare, si tratta di sinergie che interessano il costo del personale, che ammonta a 140 milioni di euro recuperati in seguito alla riduzione dello stesso e realizzati con l’istituzione di fondi di solidarietà che dovrebbero ammortizzare i 1800 esuberi individuati. Oltre 100 milioni deriverebbero quindi dal taglio dei costi operativi, dalla razionalizzazione delle duplicazioni di spesa e dalla riduzione del numero delle filiali attive nel nostro paese.

Per valutare la fusione fra Verona e Milano, bisogna quindi analizzare i costi, perché si tratta di un’operazione stimata a un costo di oltre 500 milioni di euro, soldi che dovrebbero però essere completamente spesi entro il 2018 per dare l’avvio alla fusione positiva del gruppo, che si baserà sull’integerrimo piano industriale stilato dalle due direzioni.

Il nuovo gruppo potrà disporre di una base capitale solida, forte di un coefficiente   Cet1ratio fully phased che potrebbe aumentare del 12,9% nel 2019 e dimostrare un obiettivo di dividendo del 40%. Il tutto potrà quindi completarsi con l’estensione dei modelli di rischio di credito Airb, chiamati a portare beneficio alla posizione di capitale.

Ecco quindi nascere il terzo polo bancario nel nostro paese, sia per numero di filiali che per quantità di crediti netti vantati nei confronti della clientela. Quattro milioni è infatti il bacino di clienti stimato, concentrati nel nord Italia e forti di poter usufruire di servizi multicanale di ultima generazione. Su questo aspetto punta infatti il gruppo, ovvero fornire ai clienti tutti gli strumenti moderni per potere gestire in semi autonomia i propri risparmi e le proprie attività, snellendo gli esuberi e quindi consolidando giorno dopo giorno l’ammontare del capitale. La fusione porterà quindi alla creazione di un leader nazionale, esteso a quasi 2500 filiali operative e forte di possedere un portafoglio di marchi conosciuto e stimato dal suo bacino di clienti.

Giornalista indipendente e trader privato. Sono laureato in Economia e finanza e mi occupo di analisi finanziarie e di notizie sull'economia.

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