Cos’è il rapporto Debito/PIL

Il rapporto debito/PIL è certamente uno degli indicatori macroeconomici di maggiore rilevanza per gli investitori e, più in generale, per tutti coloro i quali desiderano saperne un po’ più sull’andamento e sullo stato di salute di un Paese. Ma cosa significa? E quali sono i dati riscontrabili? Che interpretazione dare ad essi?

Il debito pubblico

Prima di comprendere quale sia il significato e l’importanza del debito pubblico, può essere utile cercare di cominciare con un piccolo passo indietro, e valutare una breve definizione del numeratore di tale frazione (il debito pubblico) e il denominatore (il prodotto interno lordo). Cominciamo con il debito pubblico, definibile, in economia, come il debito che lo Stato (in questo caso, italiano) possiede nei confronti di altri soggetti locali o stranieri. Si pensi, più concretamente, al debito che l’Italia possiede verso banche o imprese straniere, altre nazionali o singoli cittadini. E si pensi, per quanto attiene alle modalità di indebitamento, a tutte le volte in cui il Tesoro emette le proprie obbligazioni (i titoli di Stato), utili per poter coprire le necessità di cassa, o il deficit pubblico.

Dunque, un primo concetto da fissare: il debito pubblico è il debito complessivamente contratto dallo Stato nei confronti di controparti nazionali (si parlerà di debito interno) o straniere (si parlerà di debito estero). Più è alto, e più lo Stato dovrà “impegnarsi” per la sua copertura e, a parità di tassi, per il pagamento degli interessi, a remunerazione dei suoi creditori.

Il prodotto interno lordo

A questo punto, prima di valutare cosa sia il rapporto debito/PIL, val certamente la pena di compiere un breve approfondimento sul denominatore, ricordando in primis che il prodotto interno lordo è il valore monetario di tutti i beni e di tutti i servizi che vengono prodotti all’interno di un Paese da parte di operatori economici residenti e non residenti, per un periodo di tempo generalmente coincidente in un anno, e destinati al consumo, agli investimenti o alle esportazioni (pertanto, non si conteggiano i consumi intermedi, le trasformazioni).

Sulla base della visione di cui sopra, il PIL non è pertanto solamente il totale della produzione, quanto anche – di contro – il valore complessivo delle spese e degli investimenti o, ulteriormente, la somma dei redditi dei lavoratori e dei profitti delle imprese, a loro volta in grado di spingere o comprimere la spesa e gli investimenti.

Il rapporto debito/PIL

Archiviate queste brevi definizioni sul debito pubblico e sul PIL, è bene compiere un piccolo passo in avanti e ricordare come, in realtà, piuttosto che conoscere in termini assoluti il suo debito pubblico, è importante valutare il rapporto debito/PIL di uno Stato, poiché solamente da tale rapporto si avrà una sintetica valutazione della sua solidità finanziaria ed economica.

Il perché è abbastanza semplice. Uno Stato molto indebitato in termini assoluti, ma che riesce, con la sua produzione complessiva, a poter generare un’adeguata capacità di risanamento, è sicuramente visto “meglio”, agli occhi degli investitori, rispetto a uno Stato poco indebitato in termini assoluti, ma che non riesce, con un PIL ancora più scarso, a reperire le risorse utili per poter fronteggiare tale esposizione.

Chiarito quanto sopra, ci si può trovare in quattro diverse situazioni.

La prima è il caso in cui il tasso di sviluppo del PIL sia inferiore al tasso di interesse dei titoli di Stato, e vi sia altresì un disavanzo primario in relazione al PIL (in sintesi: le uscite dello Stato sono maggiori delle entrate, sempre in relazione al PIL). In questo caso, il rapporto tra debito e PIL non potrà che crescere, alimentando, anno dopo anno, il rischio di insolvenza di una nazione.

La seconda ipotesi è che il tasso di crescita del PIL sia maggiore del tasso di interesse dei titoli di Stato, ma vi sia altresì un disavanzo primario in relazione al PIL. In tale ipotesi, il rapporto debito/PIL potrà diminuire solamente se il PIL riesce a crescere a tal punto da rendere il differenziale tra il suo tasso di crescita e il tasso di interesse dei titoli di Stato molto grande, e il disavanzo primario molto piccolo.

La terza ipotesi è che il tasso di crescita del PIL sia minore del tasso di interesse dei titoli di Stato, e vi sia un avanzo primario (cioè, le entrate in relazione al PIL sono maggiori delle uscite, sempre in relazione al PIL). In questo caso, il rapporto debito/PIL andrà a decrescere gradualmente, ma è necessario che la differenza tra il tasso di crescita del PIL e il tasso di interesse dei titoli di Stato sia piuttosto piccola, e che di contro le entrate siano molto grandi.

Infine, vi è una quarta ipotesi (la più positiva, ma anche la più rara!) relativa all’ipotesi in cui il tasso di crescita del PIl sia maggiore del tasso di interesse dei titoli di Stato, e vi sia un avanzo primario. In questo caso, come risulta chiaramente intuibile da quanto abbiamo detto, il rapporto debito/PIL decrescerà fino ad annullarsi.

Il debito/PIL dell’Italia e degli altri Paesi europei

Purtroppo, come ben noto a tutti coloro i quali seguono le cronache economico – finanziarie, l’Italia non è certamente uno dei Paesi più brillanti sul fronte del rapporto debito/PIL. Al 31 dicembre 2015 il rapporto del nostro Paese era infatti pari al 132,7%, secondo (per negatività) solamente dietro alla Germania (176,9%) e davanti al Portogallo (129%), a Cipro (108,9%) e al Belgio (106%). Complessivamente, nell’eurozona il rapporto debito/PIL è calato nel 2015 dal 92% dello scorso anno al 90,7%, mentre nell’UE 28 si è ridotto dall’86,8% all’85,2%.

Sempre nel corso del 2015, gli unici Paesi che hanno migliorato i propri conti, registrando un surplus rispetto al PIL, sono stati Lussemburgo (1,2%), Germania (0,7%) ed Estonia (0,4%), mentre la Svezia ha mostrato un bilancio in equilibrio. Il debito più basso in relazione al PIL, in Europa, è annoverato dall’Estonia (9,7%), davanti alla Lettonia (36,4%) e alla Romania (38,4%).

Esperto di trading e finanza, mi dedico alla stesura di articoli accurati e informativi, con l'obiettivo di fornire approfondimenti e conoscenze utili per orientarsi nel complesso universo degli investimenti.

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