Pil Italia: crescita zero, riviste le stime

È giunto il dato definitivo relativo al secondo trimestre del 2016: l’Italia ha chiuso con un Pil nullo rispetto ai tre mesi precedenti. “Crescita zero” dunque per il paese.

Pil: stime riviste al ribasso

Un governo che dunque vede sempre più lontana la crescita dell’1,2 per cento prevista per l’economia del paese nel 2016 e contenuta nel DEF. Un traguardo che ormai difficilmente sarà raggiungibile senza una ripresa particolarmente sostenuta nella seconda parte dell’anno. Un esecutivo dunque atteso da una prova piuttosto impervia in questo semestre.

Italia crescita zero

L’Istat conferma dunque la crescita zero per il Pil dell’Italia, un dato invariato rispetto al precedente trimestre.

L’Istituto prevede pertanto un prodotto interno lordo acquisito per l’intero 2016 pari allo 0,7 per cento, un valore parecchio al di sotto di quanto atteso dal governo.

Dal rapporto si evince inoltre un altro dato preoccupante, ovvero i consumi fermi nel secondo trimestre e gli investimenti in calo dello 0,3 per cento.

L’Istat ha diffuso anche i dati sulle importazioni, cresciute nel periodo dell’1,5 per cento, e sulle esportazioni, in rialzo dell’1,9 per cento. Cali generalizzati anche per il comparto dell’industria (-0,6 per cento). Meglio i servizi (+0,2 per cento) e l’agricoltura (+0,5 per cento).

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Pil stime II semestre 2016

L’Istat, come anticipato, stima un valore acquisito del Pil per il 2016 dello 0,7 per cento, un dato piuttosto lontano da quanto indicato dall’esecutivo come obiettivo per l’anno in corso.

Ne deriva che il governo a breve dovrà procedere a una rivisitazione al ribasso del Pil per il 2016, certamente non superiore a quota 0,9-1 per cento. Si tratta già comunque di un dato piuttosto ottimistico, in quanto nella seconda parte dell’anno il “motore dell’Italia” dovrà nuovamente mettersi in “moto” e riprendere a crescere in maniera sostenuta. Un secondo semestre che in realtà non promette nulla di buono, ad iniziare dalla delicata questione degli istituti di credito che, dopo la Brexit, hanno intrapreso una fase discendente, con ribassi e crolli ripetuti sui mercati finanziari e ancora oggi sotto pressione.

A tutto questo bisogna aggiungere una situazione non di certo favorevole dell’economia in Europa, per l’acuirsi di tensioni a seguito di una serie di fattori geopolitici: nuove minacce terrorismo, emergenza migranti, effetti post Brexit.

Il nostro paese inoltre proprio nel secondo semestre si avvicina a un appuntamento politico particolarmente cruciale per il governo, il referendum costituzionale, fortemente caldeggiato dal premier Matteo Renzi e da molti ritenuto proprio come il vero banco di prova sull’operato e sul futuro dell’esecutivo.

Tanti interrogativi, molti dubbi e una serie di incognite che non lasciano presagire, tranne inaspettati exploit, nulla di buono per la seconda parte dell’anno.

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