Forex : Russia, conviene investire sul rublo?

La Russia, uno dei Paesi maggiormente al centro delle analisi macroeconomiche, socio politiche e finanziarie internazionali, può essere una prelibata meta di investimento? E nel Forex, vale la pena investire sul rublo? Cerchiamo di capirne un pò di più, comprendendo se sul rublo si possa prender posizione in acquisto o vendita.

Come sta l’economia russa

Iniziamo con una breve panoramica sullo scenario macro della Russia. Il primo trimestre dell’anno si è concluso con un trend evidentemente migliore delle attese. Nonostante ciò, l’economia russa dovrebbe comunque chiudere il 2016 con una recessione ben sgradita, anche se la proporzione con la quale andrà in archivio l’anno in corso dovrebbe essere meno grave delle attese (meno di mezzo punto percentuale su base annua). L’attività dovrebbe inoltre proseguire ad accelerare anche nel corso del secondo trimestre, dimostrando di essersi lasciata alle spalle il picco profondo del 2015, e ponendo così le basi per uno sviluppo che, pur moderato, prevediamo essere piuttosto costante.

A sostenere la ripresa dell’economia russa sarà una graduale riduzione della dipendenza dal settore petrolifero, il miglioramento del settore manifatturiero, i contributi positivi che poi giungeranno dai consumi e dagli investimenti. Si prevede infatti che il processo di trasmissione dal miglioramento delle condizioni sul mercato del lavoro e il sostegno alla spesa e ai redditi sarà piuttosto lento, considerato l’elevato tasso di risparmio e un’incertezza abbastanza elevata. Per quanto attiene il saldo delle partite correnti, si attendono nuovi effetti positivi grazie al recupero dei prezzi energetici e al processo di sostituzione delle importazioni.

Ad ogni modo, secondo quanto affermato dalla Banca centrale russa, il ritorno alla crescita economica è rimandato al prossimo biennio, con espansione tra l’1,1 e l’1,4 per cento nel corso del 2017, e tra l’1,6 e il 2 per cento nel 2018. Tra i principali fattori di rischio si conferma il difficile nodo della politica fiscale ed economica: la ripresa del prezzo del petrolio dovrebbe mantenere il deficit dell’anno corrente entro il 3 per cento, mentre dall’altra parte potrebbe anche alleggerire le pressioni sul governo rispetto all’adozione delle misure di consolidamento fiscale necessarie nel medio e nel lungo termine. Le riforme più importanti appaiono rimandate al 2018, dopo le tornate elettorali.

Quale è la sua politica monetaria

Passiamo ora alla politica monetaria esercitata dalla Banca centrale russa. Il rallentamento dell’inflazione a inizio 2016 ha spinto la Banca centrale a tagliare i tassi di rifinanziamento chiave di 50 basis points al 10,5 per cento, per una decisione mai sperimentata da luglio 2015 in poi, dando il via a quello che potrebbe essere l’inizio di un ciclo espansivo (appaiono estremamente lontani i tempi in cui il tasso di rifinanziamento era al 17 per cento, a inizio 2015).

Nel medio periodo, comunque, la crescita positiva dei salari reali, e le aspettative di inflazione ancora elevate, dovrebbero giustificare una pausa nel ciclo di ribassi. Di fatti, sullo scenario dei prezzi insistono alcuni fattori di rischio che sono rapportati principalmente all’incertezza sul consolidamento fiscale e alla definizione dei parametri di indicizzazione per salari e per pensioni. Secondo lo scenario principale della Banca, l’inflazione dovrebbe comunque rallentare al 6 per cento verso la fine del 2016, con una convergenza all’obiettivo del 4 per cento verso la fine del 2017. A condurre il progressivo rallentamento dell’inflazione dovrebbero intervenire sia le pressioni limitate della domanda interna, che la maggiore forza del rublo. Successivamente, nel 2017, la dinamica dei prezzi dovrebbe beneficiare di effetti base favorevoli, di prezzi del petrolio stabili e della ripresa economica. Pertanto, la Banca centrale russa dovrebbe accompagnare tale scenario evolutivo con una serie di ripetuti tagli dei tassi di rifinanziamento chiave, fino a condurli probabilmente tra il 6 e il 7 per cento nel medio termine.

Cosa succederà alla valuta

Giunti a questo punto, cerchiamo di domandarci che cosa potrebbe accadere alla valuta russa nel corso dei prossimi mesi. Da inizio anno ad oggi il rublo ha guadagnato nei confronti di tutte le principali valute controparte mondiale, sfruttando il rialzo delle quotazioni petrolifere. Nelle ultime settimane però la valuta russa ha perso qualche posizione, allineandosi ancora una volta con il ribasso del petrolio.

A influenzare il rublo ci sono due aspetti principali: il primo è l’allontanamento della prospettiva di un rialzo dei tassi di interesse di riferimento da parte della Federal Reserve, che sta allenando le pressioni su tutti i Paesi emergenti. Sta diventando infatti sempre più chiaro come le valute emergenti siano in ripresa verso il dollaro proprio grazie al temporeggiare della Federal Reserve. Si tenga comunque conto che l’effetto potrebbe essere riassorbito, visto e considerato che la Fed dovrebbe far ripartire i propri tassi di interesse proprio da settembre (attenzione però anche allo scenario opposto, che potrebbe allontanare forse definitivamente la possibilità di assistere a un incremento del tasso refi nel 2016). Senza spingerci troppo oltre, possiamo sottolineare come gli investitori abbiano assegnato un buon livello di attrattività ai tassi di interesse alti che la Russia può offrire, nella speranza di poter conseguire un extra rendimento.

Il secondo aspetto è invece legato alla stagionalità relativa alla chiusura dell’anno fiscale russo, che nel Paese avviene a fine luglio. Molte aziende che esportano all’estero (energia e altre materie prime) sono titolari di vasti crediti in dollari statunitensi, e devono dunque convertire parte di tali crediti in rubli, alimentando la forza della divisa nazionale.

L’insieme di questi fattori, sta attualmente giustificando una quotazione massima della valuta da novembre 2015 ad oggi, e uno storno fisiologico che è attualmente ancora in essere. Gli analisti di Bloomberg affermano in proposito che da qui alla fine del 2016 il cambio EUR/RUB potrebbe viaggiare intorno a 72, per poi scendere a 71 nei primi mesi del 2017. Le stime indicano poi un consolidamento per il 2017 e un deprezzamento parziale per il 2018, verso quota 74. Dunque, movimenti comunque non estremamente ampi nel medio termine, sebbene nel breve possano essere mantenute delle oscillazioni più o meno significative.

Il mercato dei titoli

Vediamo dunque un breve sguardo sul mercato dei titoli obbligazionari. Attualmente, assistiamo a un recupero delle quotazioni dei bond emessi in rubli, soprattutto per quanto concerne le scadenze più lunghe. Pertanto, dopo un 2015 che è stato all’insegna della volatilità, il cambio più stabile e il prezzo del greggio sembra aver supportato una flessione dei tassi durata tutto il primo semestre, che nelle ultime settimane ha coinvolto maggiormente il segmento lungo della curva. Il movimento ha accentuato nuovamente l’inversione della curva.

I rendimenti a breve termine rimangono più elevati di quelli a lunga scadenza, proprio a indicare che la percezione del rischio Paese persiste in uno scenario che appare – anche dal punto di vista finanziario – in via di normalizzazione. La Banca centrale russa potrebbe essere pronta a varare una fase aggressiva di quantitative easing – sostengono gli analisti Intesa – proprio in virtù del calo delle aspettative di inflazione, un elemento che dovrebbe poter condizionare un’ulteriore discesa dei tassi di interesse di riferimento.

Non è comunque escluso che lo scenario possa subire qualche ulteriore mutamento. Tra le principali variabili che potrebbero cercare di cambiare il contesto attuale vi è ad esempio il grado di avversione e di propensione al rischio a livello globale, o ancora il prezzo del petrolio: il recupero delle quotazioni del greggio ha permesso infatti un momentaneo miglioramento del bilancio pubblico del Paese, e la flessione dei prezzi del greggio avvenuta nelle ultime settimane non può che produrre un ulteriore fattore di rischio.

Un riassunto per chi ha poco tempo

Cercando di trarre le somme dall’analisi di cui sopra, possiamo certamente attingere al consensus di Bloomberg per l’evoluzione del cambio EUR/RUB: la quotazione dovrebbe gradualmente scendere verso quota 72 entro la fine dell’estate, e lievemente tale soglia entro la fine dell’anno. Il 2017 ha come media del primo trimestre una previsione di poco sopra i 71, mentre per l’intero 2017 la media delle quotazioni si aggira a quota 71,40. Nel 2018 è previsto un incremento verso quota 74, con media di anni di 73,80.

Per quanto attiene i principali indicatori economici finanziari, ricordiamo che il rating sul debito in valuta locale a lungo termine è piuttosto deteriorato, con giudizio BBB- da Standard & Poors, Ba1 da Moody’s, BBB- da Fitch: tutte le agenzie di rating concordano nell’attribuire un outlook negativo.

Esperto di trading e finanza, mi dedico alla stesura di articoli accurati e informativi, con l'obiettivo di fornire approfondimenti e conoscenze utili per orientarsi nel complesso universo degli investimenti.

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