Yen, inversione “incerta”: ecco cosa potrebbe accadere alla valuta giapponese

Da inizio anno ai primi di luglio lo yen è stato protagonista di una discreta strada di apprezzamento. L’inizio del settimo mese dell’anno è poi coinciso con un calo delle sue quotazioni contro le principali valute internazionali (non solo dollaro: un movimento che sembrava presagire una possibile inversione ribassista che, invece, non è avvenuta. A dimostrazione di ciò, poco dopo lo yen ha ripreso a salire, tornando a incontrare nuovamente quota 100 USD/JPY. Ma cosa accadrà ora? Conviene scommettere sul deprezzamento della valuta giapponese? O è troppo prematuro?

Perchè lo yen non si indebolisce

Cominciamo con il ricostruire il perchè lo yen non riesca a indebolirsi come, invece, qualche policy makers gradirebbe. Una prima ragione è legata al fatto che alla riunione del 29 luglio la BoJ ha fornito uno stimolo monetario molto inferiore alle attese, evitando – in particolar modo – di tagliare i tassi di interesse di riferimento, ed evitando di modificare il ritmo di crescita della base monetaria, bensì limitandosi semplicemente ad ampliare gli acquisti di ETF e ad aumentare le misure per facilitare il finanziamento in valuta estera).

Un secondo motivo è invece ascrivibile a una determinante fiscale: le misure di stimolo economico che sono state lanciate dal governo lo scorso 2 agosto non hanno infatti per il momento convinto i mercati. È vero che l’’ammontare totale (28,1 trilioni di yen) è molto ampio in termini assoluti, ma è altresì vero che non sono poi pochi i dubbi sulla reale efficacia delle singole misure. Nel dettaglio, l’accennata parte di stimolo fiscale ammonta a 13,5 trilioni di yen, di cui 7,5 di spesa pubblica (governo e amministrazioni locali) e 6,0 destinati al Fiscal Investment and Loan Program (prestiti pubblici a tasso agevolato finalizzati ad accelerare la costruzione di infrastrutture chiave).

Un terzo motivo è ancora il ridursi della probabilità di un rialzo dei tassi della Federal Reserve nel corso del mese di settembre: già a luglio i dati di Pil USA del secondo trimestre hanno ampiamente deluso mostrando una crescita pari a circa la metà di quanto previsto e indebolendo pertanto la prospettiva di un rialzo dei tassi Fed già a settembre. Successivamente a tale evento sono stati pubblicati dati più incoraggianti (come l’employment report di venerdì scorso), ma il segno era già stato lasciato, provocando un generalizzato indebolimento del dollaro.

Insomma, la BoJ che fatica ad agire, le misure di stimolo fiscale dall’esito incerto, la Fed attendista, stanno generando molta incertezza circa la reale efficacia delle politiche economiche domestiche nel rilanciare la crescita e far uscire il Giappone dalla deflazione.

Cosa potrebbe accadere in futuro

Tra le determinanti sopra accennate, la maggior parte dovrebbe presentare qualche novità a settembre. Cominciamo con le misure della BoJ: a fine luglio la Banca centrale ha indicato di voler rivedere l’assetto di policy alla prossima riunione del 21 settembre, ma questo potrebbe significare sia l’adozione di misure di stimolo nuove rispetto a quelle impiegate finora sia, all’opposto, la decisione di non offrire più alcuno stimolo ed eventualmente di ritirarne una parte e spostare ancora in avanti nel tempo il raggiungimento dell’obiettivo di inflazione, ricordano gli analisti.

Dal canto suo, la Federal Reserve potrebbe rinviare ancora l’attesa decisione di rialzare i tassi di riferimento sul territorio USA: al di là di qualche dato macro positivo, lo scenario è ancora incerto per poter dar seguito a una simile scelta, e nelle prossime giornate dovrebbe materializzarsi un pieno convincimento per poter rendere realtà una simile ipotesi (considerato che per preparare il mercato a questa svolta occorre preparare dei verbali che devono essere rilasciati a cavallo tra le due riunioni).

Insomma, anche alla luce di questi sviluppi, i rischi verso l’alto sullo yen sono significativamente aumentati, e nel breve termine la valuta giapponese potrebbe realmente toccare nuovi massimi nello scenario di maggiore forza, o scendere meno delle attese nello scenario di maggiore debolezza. Nel medio termine, è comunque prevedibile che lo yen possa indebolirsi contro euro e contro dollaro, andando a tendere verso quota 120 EUR/JPY e USD/JPY entro la fine dell’anno o, più probabilmente, entro il primo trimestre del prossimo.

Le ragioni di una simile valutazione sono numerose, ma riassumibili in due principali determinanti. La prima è che i fattori che hanno sostenuto e apprezzato lo yen nel corso del primo trimestre sono evidentemente di natura transitoria, e pertanto dovrebbero venir meno nei prossimi mesi. L’inizio dell’anno infatti era stato caratterizzato da un forte aumento dell’avversione al rischio a causa dell’elevata incertezza sulle prospettive di crescita globale, premiando pertanto la valuta giapponese quale bene rifugio (e di contro, intensificando le pressioni al ribasso sul dollaro. A conferma della transitorietà di tale evento, il fatto che i flussi verso yen stiano gradualmente diminuendo già dall’inizio del secondo trimestre. La seconda determinante è che la Fed riprenderà ad alzare i tassi di riferimento. Non è ancora chiaro se lo farà nella seconda parte dell’anno o nella primissima del prossimo. Quel che è tuttavia chiaro è che il processo di normalizzazione delle politiche monetarie prenderà gradualmente avvio nel breve termine, tracciando una strada a senso unico.

Riassumendo: nel medio termine conviene puntare sul deprezzamento e sull’indebolimento dello yen, mentre sul breve termine per comprendere se la fase di relativa forza durerà, bisognerà tendere lo sguardo alla prossima riunione BoJ del 21 settembre. È infatti in questa sede che la banca centrale ha annunciato di voler tirare le fila sulla strategia complessiva di politica monetaria dato che lo spazio di ulteriore stimolo a disposizione è limitatissimo e di dubbia efficacia. E nel corso degli ultimi anni lo yen è sceso significativamente solo in risposta a importanti interventi di stimolo monetario e/o fiscale da parte delle autorità domestiche. Pertanto, attenzione a non conferire troppa importanza all’azione della Fed, ai dati USA e all’evoluzione del dollaro, che invece non saranno così importanti per guidare il cambio USD/JPY.

Esperto di trading e finanza, mi dedico alla stesura di articoli accurati e informativi, con l'obiettivo di fornire approfondimenti e conoscenze utili per orientarsi nel complesso universo degli investimenti.

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