Petrolio: ciclo dei prezzi e micro-onde

L’argomento del momento: il petrolio cosa farà? Fino a quando le quotazioni continueranno a scendere?

Purtroppo non possiamo fare affermazioni certe ed univoche perché come ben sapete il mercato lascia sempre spazio agli imprevisti e bisogna accettarli, ma potremmo cominciare a fare qualche lecita conclusione, a partire dall’osservazione del mercato.

crollo-petrolio

Come potete ben osservare, benché si osservi da alcuni giorni, il progressivo crollo delle quotazioni (ora il Wti si è posizionato a meno di 70 dollari al barile), il movimento di graduale discesa delle quotazioni è iniziato da inizio anno.

Qualcuno l’ha definito movimento da “swing producer” (la produzione è eccedente rispetto alla domanda, per effetto dello shale oil Usa ma gli Usa non arrestano la produzione, spingendo le quotazioni al ribasso). A livello stagionale, i picchi di domanda creano delle micro-onde che potremmo quasi porre alla stessa stregua dei cicli di Elliot, seppur con una cadenza graduale e lenta. Quindi, i prezzi ritornano sui loro passi per poi scendere.

Quest’ultima dinamica discendente è dovuta ad un motivo sostanziale: nessuno vuole fermare la produzione e, quindi, si regge il gioco agli Usa, anche perché prima o poi, con i prezzi a capofitto, non si potrà altro che rassegnarsi ad un ritorno alla normalità.

Nulla di strano, quindi, se i paesi dell’Opec abbiano deciso di non fermare la produzione del greggio. Anzi, una mossa quasi prevedibile, sull’inevitabile fine della continua caduta dei prezzi.

Le logiche che sostengono la produzione del petrolio in effetti sono, pur sempre, di natura economica. Chi produce, deve avere convenienza a produrre. Cosa hanno fatto i “tecnici”? Hanno studiato la sostenibilità dello “shale oil” per poi concludere che, proprio essendo pessimisti, la discesa delle quotazioni proseguirà fino alla fatidica soglia dei 50 dollari al barile.

Ecco perché i protagonisti non si sono particolarmente preoccupati: questa non è una “guerra dei prezzi”, ma sul fronte della produzione. Gli Usa erano tra i principali importatori di tale hard commodity e solo adesso si sono trasformati in esportatori, attraverso tale prodigioso metodo di estrazione, svincolato dall’effettiva disponibilità dell’oro nero. Quest’ultimo viene ricavato ed estratto dalle rocce.

Un tandem su più fronti che non riguarda solo gli Usa ma anche i paesi alleati o quelli vicini per “rompere” le uova nel paniere ai principali produttori di petrolio (Emirati Arabi, Russia…).

Come investire oggi sul petrolio

La borsa ha incassato piuttosto male la notizia che nessuno stopperà la produzione, dandola vinta agli Usa. Praticamente, umore pessimo per tutti i listini arabi (ad es. Qatar, Dubai…) e, quindi, anche per le azioni che più delle altre incidono sull’indice. Fanno eccezione quelle società che non possono che beneficiare dei minori costi del petrolio sul mercato ufficiale (ad es. compagnie aeree).

Ma gli analisti hanno individuato delle tappe correttive come se il petrolio stesse seguendo delle proprie micro-onde o ciclo dei prezzi, una volta raggiunto il prezzo di equilibro sopra citato.

Per chi decide di investire su tale materia prima, sempre tenendo conto che gli investimenti comportano un certo grado di rischio, pertanto consigliamo:

  • Di piazzare posizioni lunghe sul greggio, appena raggiunta quota 50 dollari al barile e siamo abbastanza vicini, per non tenere aperta troppo la posizione (se abbiamo a che fare con i Cfd) oppure di entrare nel mercato in rialzo, sincronizzando la scadenza (se abbiamo a che fare con il trading binario)
  • Di individuare i possibili effetti-contagio sugli altri segmenti di mercato per poter sfruttare la correlazione direzionale fra gli investimenti (ad es. indici di borsa arabi, dato che come sappiamo il petrolio è la principale fonte di sostentamento per i mercati arabi; azioni di società impegnate nell’estrazione e nella produzione del petrolio, le cui quotazioni stanno attraversando un pessimo periodo ciclico; azioni di compagnie per le quali il petrolio rappresenta un costo di funzionamento e le cui quotazioni sono forse le uniche ad essere migliorate).
  • Di sfruttare la correlazione tra Brent e Wti, laddove possibile. Solitamente, una piattaforma di trading non ha entrambe le tipologie di greggio in listino ma le unifica in un’unica quotazione (Oil).
Appassionato di economia e finanza, porto il mio parere indipendente sui temi economici di maggiore interesse. Nel 2008 sono diventato giornalista ed editore.

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