Secondo Gary Shilling il Greggio andrà a 10 dollari al barile

Il petrolio è stato sicuramente l’investimento più chiacchierato e più deludente per il 2014, e anche il 2015, in quanto i prezzi sono caduti di circa la metà del livello che era presente poco tempo fa, nella scorsa estate. Un approvvigionamento forzato e la domanda in calo hanno rallentato i mercati, che dagli Stati Uniti e Russia continuano a pompare petrolio, rifiutandosi di tagliare la produzione, per via della paura continua di perdere quote di mercato.

Il dollaro, sta facendo avere non pochi grattacapi alle compagnie petrolifere, in quanto il valore del dollaro è in netta risalita, e questo di rimando fa diventare il petrolio più “cheap”. Il greggio tuttavia è riuscito in qualche modo a riprendersi nelle ultime settimane, avviando un timido rally, da molti però soprannominato come “dead cat bounce” (rimbalzo del gatto morto), gergo tecnico per descrivere il classico rimbalzo prima di un’ulteriore ribasso.

Citigroup ha previsto il prezzo del petrolio a 20 dollari, una settimana e Gary Shilling, ha previsto che il prezzo potrebbe aggirarsi tra non molto sui 10 dollari al barile.

L’economista e analista finanziario ha scritto un editoriale per Bloomberg, dove discute le varie ragioni per cui egli pensa che il prezzo potrebbe scendere a $ 10-20 al barile.

Il fatto che il PIL degli Stati Uniti sia in media cresciuto soltanto 2.3% l’anno, dall’ultima grande recensione, è certamente un dato debole secondo Gary, rispetto agli standard qualitativi degli Stati Uniti. Inoltre, con veicoli sempre più efficienti, adesso c’è sempre meno necessità di rifornirsi alla pompa di benzina.

Secondo Shilling, il fatto che la crescita economica della Cina sia in costante calo, e che l’Unione Europea continui a soffrire di una crescita rallentata, insieme alla addirittura crescita negativa in Giappone sono tutti fattori che stanno contribuendo a questa crisi del Greggio.

Ecco un estratto del report che riassume in maniera abbastanza chiara il suo pensiero:

“La produzione statunitense di greggio, dovrebbe aumentare da 300.000 barili al giorno nel corso del prossimo anno, rispetto a 9,1 milioni di oggi. Certo, il numero di piattaforme petrolifere è in netto calo, ma solo le piattaforme che non funzionano non vengono ovviamente utilizzate. Considerate anche il recente accordo dell’Iraq con i curdi, il che significa che un altro quantitativo enorme di petrolio (550.000 barili al giorno) entrerà nel mercato.

Tuttavia, mentre l’approvvigionamento continua ad aumentare a ritmo forsennato, la domanda si sta indebolendo. Secondo l’OPEC, le previsioni della domanda per il suo petrolio si trova sul minimo degli ultimi 14-anni, ovvero a di 28,2 milioni di barili al giorno nel 2017, 600.000 in meno secondo la loro previsione di un anno fa e comunque in ribasso della produzione corrente di 30.7 milioni. L’OPEC ha anche tagliato le sue previsioni per il 2015 portandola al minimo degli ultimi 12 anni, a 29.12 milioni di barili.”

Giornalista indipendente e trader privato. Sono laureato in Economia e finanza e mi occupo di analisi finanziarie e di notizie sull'economia.

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