Comprare bond argentini, il mercato torna a dare fiducia

Mancava dal mercato dei capitali dal 2001. E l’abbandono del mercato finanziario non è stato certamente dei migliori, visto e considerato che all’epoca detenere un bond argentino nel portafoglio era equivalente a disporre di un mero pezzo di carta (o quasi). Eppure, a 15 anni di distanza da quell’evento, l’Argentina è ritornata sul mercato per la prima volta post-default e lo ha fatto a testa alta.

Il desiderio degli investitori di scommettere su Buenos Aires è stato talmente forte che l’Argentina ha incrementato il valore di titoli di stato emessi a 16,5 miliardi di dollari (14,5 miliardi di euro, al cambio attuale) dai 10-15 miliardi di dollari che erano stati pianificati originariamente.

Già nel corso del finire della scorsa settimana, d’altronde, gli ordinativi avevano sfiorato la soglia dei 70 miliardi di dollari (61,6 miliardi di euro al cambio attuale). Ne è conseguito che l’Argentina è riuscita a mettere a segno la maggior vendita di sempre in un mercato emergente: viene infatti superata di gran lunga l’emissione da 11 miliardi di dollari realizzata nel maggio 2013 da Petrobras, il colosso petrolifero controllato dal Brasile, peraltro travolto da uno scandalo di corruzione.

Secondo quanto riferivano le principali indiscrezioni, l’Argentina ha venduto titoli in quattro distinte tranche: una di titoli triennali per 2,75 miliardi di dollari, con rendimenti al 6,25%; un’altra di titoli quinquennali per 4,5 mld di dollari con rendimenti al 6,875%; un’altra di titoli decennali per 6,5 miliardi con rendimenti al 7,5; infine, bond trentennali per 2,75 miliardi che offre rendimenti dell’8%. Sempre secondo quanto riferiva il quotidiano Italia Oggi, gli ultimi bond trentennali si sarebbero contraddistinti per rendimenti inferiori a quelli che erano stati stimati dal governo, a dimostrazione del fatto che la forte domanda di titoli ha sostenuto i prezzi, abbassando i rendimenti, che si muovono in modo inversamente proporzionale.

Per gli osservatori internazionali, quanto accaduto è dunque una nota molto positiva per il governo di Mauricio Macri, che può portare a casa un risultato soddisfacente, dinanzi a un evento della grande aleatorietà. Aver collocato dei bond in maniera così positiva sul mercato dei capitali permette infatti all’Argentina di porre in essere un importante tassello per poter rilanciare l’economia nazionale al termine di un lunghissimo periodo di difficoltà e, contestualmente, mettere da parte la battaglia legale che dura da 15 anni con i creditori holdout, ovvero quelli che all’epoca non accettarono la ristrutturazione del debito.

Furono proprio i creditori holdout, con la loro posizione, a contribuire a far dichiarare il default tecnico del Paese nel corso di due anni fa: all’Argentina fu dunque vietato di onorare i propri impegni con i creditori che accettarono il concambio, se non avesse pagato anche gli holdout, tra cui l’hedge fund Elliott Management. A febbraio 2015 Buenos Aires raggiunse però un’intesa per 4,7 miliardi di dollari con una buona parte di quei creditori e la settimana scorsa, grazie alla decisione di una corte d’appello americana che ha confermato la decisione di un giudice a favore della rimozione di un’ingiunzione che impediva il pagamento di certi creditori, sono state poste le basi decisive per il ritorno sui mercati.

La strada per il ritrovamento di una concreta normalità è abbastanza lunga, ma il primo concreto passo è stato compiuto.

Esperto di trading e finanza, mi dedico alla stesura di articoli accurati e informativi, con l'obiettivo di fornire approfondimenti e conoscenze utili per orientarsi nel complesso universo degli investimenti.

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