BCE promette interventi super-accomodanti

Nel suo atteso intervento al Parlamento Europeo, il presidente della Banca Centrale Europea Mario Draghi non ha certamente deluso le attese, ed ha lasciato chiaramente intendere che le politiche del proprio istituto monetario rimarranno super accomodanti. Un tentativo di rassicurare i mercati finanziari che, probabilmente, non fa altro che confermare quanto ben noto da tempo: a dicembre la BCE interverrà a modificare la propria politica di quantitative easing, allungando il sostegno oltre marzo 2017, e generando una spaccatura ancora più profonda tra le proprie politiche e quelle della Federal Reserve, che invece si muoverà in senso opposto andando a incrementare i tassi di interesse di riferimento.

Le parole di Draghi

Nelle sue dichiarazioni, Draghi ha poi detto che la ripresa economica dell’euro zona procede a ritmi moderati ma costanti e questo nonostante l’elevata incertezza sul piano internazionale. Riguardo l’esito del voto americano che ha premiato il candidato repubblicano Donald Trump, Draghi ha quindi dichiarato che, come nel caso di Brexit, al di là delle reazione di mercato, l’impatto sarà di lungo periodo e ad oggi è difficile prevederlo: un riferimento quanto mai opportuno e condivisibile, e che dovrebbe ispirare una maggiore prudenza in coloro che ritengono che entrambi gli shock (Brexit + Trump) siano già stati interamente digeriti dai mercati finanziari. Il proseguimento della ripresa ed il ritorno dell’inflazione verso l’obiettivo dipendono ancora dal livello di stimolo monetario senza precedenti, nonostante la graduale riduzione dell’eccesso di offerta aggregata.

Ulteriormente, in risposta alle critiche sulle politiche BCE, e in particolare al regime di bassi tassi di interesse, ancora una volta Draghi ha ricordato che i bassi tassi di interesse sono l’effetto del calo della crescita potenziale e “non un’invenzione della BCE” e che i tassi saliranno quando la crescita si consoliderà. Per il momento, Draghi ha rassicurato che la BCE resta pronta ad agire per sostenere la ripresa ma ha fatto anche riferimento alla necessità di altre misure di politica economica.

A conferma del fatto che il quantitative easing non morirà a marzo, e che quindi il tapering presumibilmente dovrà maturare ancora sul medio lungo termine, vi sono poi i commenti più espliciti di altri membri della Banca, come quelli di Coeuré (del Comitato Esecutivo) che ha detto che la BCE non è ancora pronta a ridurre gli acquisti, dal momento che la risalita dell’inflazione non è ancora convincente. Coeuré ha dichiarato, in risposta ad una domanda di un giornalista, che “acquisti di titoli azionari sono in teoria ammissibili ma per il momento la BCE non si trova nella posizione di doverlo considerare”, a differenza di quanto fa la Banca del Giappone. Villeroy de Gallehau (Francia) è stato meno possibilista su un’estensione degli acquisti, avendo dichiarato che la BCE procederà ai ritmi attuali fino a marzo e che sul dopo si deciderà a dicembre, ma in ogni caso non si avrà un arresto improvviso degli acquisti. E’ possibile che il presidente Draghi stia ancora cercando di costruire un consenso ampio per estendere gli acquisti oltre marzo 2017. Il comitato esecutivo, fatta eccezione, forse, per Lautenschlaeger, dovrebbe essere a favore. ma resta da verificare quanto ampio è il consenso tra i restanti votanti. ricordiamo che Weidmann non voterà a dicembre.

Alla luce di quanto sopra, non possiamo dunque che confermare gli auspici che avevamo anticipato in tempi meno sospetti: a nostro giudizio nella riunione di dicembre la BCE delibererà un’estensione degli acquisti per almeno sei mesi, portando pertanto la scadenza del quantitative easing da marzo 2017 a settembre 2017. Nella stessa riunione di dicembre potrebbero altresì esserci degli spazi per una modifica strutturale del piano di stimolo, ma i cambiamenti non dovrebbero comunque essere radicali.

La crescita italiana

A proposito di crescita, nella sua nota semestrale “Le prospettive per l’economia italiana” l’Istat ha comunicato le nuove previsioni macroeconomiche per il 2016 e 2017. Stando al nuovo dossier, il PIL è visto in crescita di 0,8 per cento quest’anno (la precedente previsione, dello scorso maggio, era 1,1 per cento) e in lieve accelerazione a 0,9 per cento l’anno prossimo. Le nuove proiezioni dell’Istat sono in linea con quelle dei principali analisti finanziari italiani e internazionali, che non danno il PIL italiano 2016 e 2017 in grado di spingere oltre il punto percentuale in ragione d’anno.

Ancora, Istat sottolinea come la domanda interna dovrebbe crescere all’1,1 per cento, in rallentamento dall’1,2 per cento di quest’anno, mentre gli investimenti saliranno del 2,7 per cento. Istat vede inoltre un contributo ancora negativo l’anno prossimo sia dal commercio con l’estero che dalle scorte, per un saldo di -0,1 per cento e -0,2 per cento. Infine, il tasso di disoccupazione è previsto in calo lieve all’11,3 per cento nel 2017, rispetto all’11,5 per cento del 2016. Secondo l’Istituto Nazionale di Statistica, dopo la variazione di 0,3 per cento su base trimestrale del PIL nel terzo trimestre, le prospettive a breve termine indicano una prosecuzione della fase di crescita seppure con ritmi più moderati.

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