Produzione industriale, la crescita italiana è sempre più lenta

L’Istituto Nazionale di Statistica ha appena pubblicato gli ultimi dati relativi all’andamento della produzione industriale italiana. Stando al dossier Istat, la produzione è rimasta invariata nel mese di ottobre, dopo essere calata di -0,8 per cento su base mensile a settembre (ma dopo essere aumentata nei due mesi precedenti, di +0,7 per cento su base mensile a luglio e di +1,8 per cento mese su mese ad agosto). Su base annua, la produzione è rallentata ma è rimasta in territorio positivo, a +1,3 per cento, dopo il +1,9 per cento di settembre (dopo il massimo da cinque anni toccato a +4,4 per cento su base annua ad agosto) in termini corretti per gli effetti di calendario.

Perché la produzione sta rallentando

La stabilità su base mensile e il rallentamento su base annua è il risultato di una flessione della produzione di beni di consumo (-0,9 per cento dopo il +1,2 per cento mese su mese precedente, con i durevoli in calo per il terzo mese consecutivo, di -1,5 per cento mese su mese), compensato da un lieve rimbalzo (dopo il deciso calo del mese precedente) per i beni strumentali e intermedi (+0,5 per cento da -5,5 per cento e +0,1 per cento da -2,9 per cento su base mensile, rispettivamente), e soprattutto da un ulteriore recupero per l’energia, cresciuta per il quarto mese consecutivo (+2,1 per cento dopo il +3,4 per cento su base mensile precedente, grazie anche alla graduale riapertura dell’impianto Eni in Val d’Agri).

I settori con le migliori prestazioni

Dando uno sguardo all’andamento settoriale, dei 13 settori manifatturieri torna a salire a 6 (da 4 del mese precedente) il numero dei comparti in calo in termini tendenziali (corretti per gli effetti di calendario). I peggiori settori si confermano le apparecchiature elettriche (-7,1 per cento su base annua) e il legno, carta e stampa (-4,2 per cento su base annua). Tra i migliori si conferma invece il farmaceutico, che anzi accelera a +6,3 per cento su base annua (+4,4 per cento su base mensile). Restano in positivo, ma rallentano rispetto al mese precedente, altri importanti comparti come la metallurgia (+3,1 per cento su base annua), la meccanica (+2,2 per cento su base annua), il tessile e abbigliamento (+1,6 per cento su base annua ma -3,2 per cento su base mensile) e i mezzi di trasporto (+2,2 per cento anno su anno, con le auto a +3,1 per cento). Al di fuori del manifatturiero, continua il recupero recente sia per l’attività estrattiva che per la fornitura di energia (+3,4 per cento e +9,5 per cento anno su anno rispettivamente; la fornitura di energia fa segnare in particolare un +3,6 per cento su base mensile).

Le stime annue

Ad ogni modo, l’evoluzione un po’ deludente dell’ultimo mese non sembra cambiare più di tanto il quadro congiunturale. La produzione industriale potrebbe pertanto risultare stabile o poco positiva nell’intero ultimo trimestre dell’anno, dopo essere balzata di 1,2 punti percentuali su base trimestrale, per il record da sei anni, nei mesi estivi. In altri termini, l’industria (al netto delle costruzioni) verosimilmente non contribuirà al valore aggiunto nel trimestre autunnale, dopo aver aggiunto ben due decimi al PIL in estate.

Il rallentamento non ha inoltre colto di sorpresa gli analisti, che si attendevano un fisiologico freno nella parte finale d’anno. Complessivamente, anche alla luce di tale contributo, la crescita congiunturale del PIL a fine anno sarà pari a 0 o a 0,1 punti percentuali trimestre su trimestre, permettendo all’anno di chiudere ad almeno un +0,9 per cento, ovvero un decimo in più rispetto alle previsioni del governo e due decimi in più rispetto alla stima d’autunno della Commissione UE.

Per il 2017 la crescita del PIL dovrebbe essere vicina all’1 per cento, ma con una diversa composizione della domanda: è possibile un minor contributo della domanda domestica finale compensato dal venir meno del freno rappresentato negli ultimi due anni da commercio estero e scorte.

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