Forex, nuovo focus settimanale di aggiornamento (3-7 ottobre 2016)

Torna il nostro consueto appuntamento con il focus sul Forex: uno sguardo di aggiornamento con quello che accadrà (ed è accaduto) sui mercati valutari, in relazione alle principali valute oggetto di trading.

Euro

Come sempre, iniziamo dall’euro. La valuta unica europea ha chiuso la scorsa settimana con una quotazione stabile in area 1,12 EUR/USD, avendo oramai esaurito qualsiasi indicazione direzionali da diverse settimane. Nei prossimi giorni non ci attendiamo certamente delle rivoluzioni, anche se qualche utile spunto di influenza potrebbe arrivare sui dati macro USA: se le nuove pubblicazioni statistiche riusciranno a convalidare le attese, molto positive, la moneta unica dovrebbe correggere scendendo tra 1,1150 e 1,1100 EUR/USD. Altrimenti, il range attuale dovrebbe essere rispettato (difficilmente l’euro riuscirà a rafforzarsi in misura rilevante). Per quanto concerne i dati macro che usciranno dall’area euro, gli appuntamenti principali sono per la giornata di mercoledì, quando verranno pubblicati i PMI finali. Venerdì è invece prevista la pubblicazione dei nuovi dati di produzione tedesca e francese: le attese sono positive, ma questo non dovrebbe essere sufficiente a compensare l’effetto negativo dei dati USA, a meno di sorprese eclatanti.

Dollaro

Passiamo dunque al dollaro statunitense, con la valuta verde che ha chiuso la settimana passata in marginale recupero rispetto alla correzione post-FOMC. Tuttavia, maggiori spunti dovrebbero verificarsi nel corso di questa settimana, che presenterà la pubblicazione dell’ISM manifatturiero, atteso in ripresa dopo il calo del mese scorso, e dell’ISM non-manifatturiero, anch’esso atteso in rimbalzo dopo la flessione deludente dello scorso mese. Inutile però nascondere che l’appuntamento cruciale sarà quello di venerdì, quando verrà pubblicato l’employment report con tutti gli aggiornamenti sul mercato del lavoro a stelle e strisce: sul documento vi sono attese molto positive che, se rispettate, dovrebbero permettere al dollaro di chiudere la settimana in rafforzamento, riavvicinando – o raggiungendo – i massimi pre-FOMC. Per poterne sapere di più su quel che farà la Fed a novembre (o più probabilmente a dicembre), vanno seguiti anche i discorsi di alcuni membri: il primo in calendario è quello di Lacker.

Sterlina

Così come l’euro, anche la sterlina ha chiuso la settimana passata stabile in area 1,29 GBP/USD: si tratta comunque di livelli che “nascondono” una discreta vulnerabilità da parte della valuta britannica, che ha infatti aperto la settimana già in calo dopo la “digestione” delle dichiarazioni di Hammond, il nuovo cancelliere. Hammond ha in particolar modo affermato che l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea provocherà della turbolenza per un paio d’anni, aggiungendo che è cruciale raggiungere un accordo con l’Unione Europea prima possibile, al fine di eliminare quell’incertezza che danneggerebbe sia i mercati sia l’economia. Insomma, dichiarazioni che riaccendono i timori di quelli che potrebbero essere gli effetti a medio termine del referendum sulla Brexit dello scorso 23 giugno, considerando che gli effetti di breve e brevissimo termine sembrano essere stati “annullati” (o fortemente mitigati) dalla tempestiva ed efficace azione della Banca d’Inghilterra. Intanto, saranno molto importanti i dati in corso di pubblicazione, considerando che quelli di ottobre saranno cruciali per poter orientare la politica monetaria (pertanto, se la BoE deciderà o meno di tagliare ancora i tassi nella riunione del 3 novembre). Tra gli elementi che arricchiranno il quadro macroeconomico dei prossimi giorni, attenzione al PMI manifatturiero, al PMI servizi e alla produzione industriale, in ordine cronologico. In tutti e tre i casi ci si attende un arretramento rispetto alle buoni performance del mese precedente e, anche se questo non indicherebbe di fatto un deterioramento del quadro domestico, avrebbe comunque l’effetto di indebolire la sterlina. In particolare, non è da escludersi che contro il dollaro la sterlina possa rompere i minimi post-referendum a 1,2798 GBP/USD, e avvicinarsi contro euro a quota 0,8800 EUR/GBP.

Yen

Concludiamo infine con un rapido sguardo sullo yen, che si è marginalmente indebolito, passando da 100 a 101 USD/JPY. È molto probabile che questa settimana la valuta giapponese possa andare incontro a ulteriori indebolimenti, tastando il range 102-103 USD/JPY, sui dati USA, se convalideranno le attese positive. Qualche ora fa intanto il Tankan ha deluso le aspettative, ma il messaggio centrale dei dati è la stabilità, e non il temuto peggioramento.

Esperto di trading e finanza, mi dedico alla stesura di articoli accurati e informativi, con l'obiettivo di fornire approfondimenti e conoscenze utili per orientarsi nel complesso universo degli investimenti.

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