Forex, rumors sul tapering BCE mandano l’euro in altalena

Le ultime giornate dei mercati valutari sono state influenzate – e non è certo la prima volta! – dalle posizioni delle rispettive banche centrali circa le proprie politiche monetarie. La novità, della quale si discuterà a breve, è stata tuttavia rappresentata da una voce di corridoio, poi smentita, sul fatto che la BCE starebbe valutando una stretta della propria policy, ancor prima della fine del quantitative easing, previsto per marzo 2017.

Vediamo allora di aggiornare la nostra view sul Forex, cominciando con il dollaro, che si è apprezzato notevolmente, superando i livelli pre-FOMC e rivedendo massimi abbandonati due mesi fa, non tanto per i rumors riferiti alla BCE, quanto per le dichiarazioni di alcuni membri Fed, che nei loro discorsi hanno espresso una posizione molto favorevole su un rialzo dei tassi entro fine anno. Continuiamo comunque a ritenere che sia molto difficile che si possa optare per un rialzo dei tassi nella prossima riunione di novembre, preferendo invece mantenere come scenario centrale il rialzo dei tassi a dicembre: ricordiamo infatti che la riunione FOMC di novembre cade pochi giorni prima della tornata elettorale presidenziale statunitense, un evento che – di per se – dovrebbe essere sufficiente ad assorbire le maggiori attenzioni di analisti finanziari & co. Sul brevissimo termine, riteniamo che il dollaro potrebbe guadagnare qualche posizione nei prossimi giorni, se anche i dati e gli altri discorsi fissati sul calendario macro economico forniranno indicazioni in tal senso. Occhi aperti pertanto ai dati macro di rilascio e, soprattutto, all’employment report di venerdì, per il quale sono chiare le attese positive.

Per quanto attiene l’euro, la valuta unica europea ha approfondito il calo avviato lunedì scorso sugli ottimi dati USA, per poi però rimbalzare velocemente sulla notizia diffusa da Bloomberg secondo la quale esponenti anonimi della BCE avrebbero riferito di un accordo informale per l’avvio di un tapering, cioè di una strategia di graduale riduzione degli acquisti di titoli, in prossimità della fine del programma di acquisti BCE.

La notizia, smentita, non va tuttavia letta come una specifica indicazione che un tapering sia imminente né come un segnale che la BCE non possa estendere la durata del programma oltre la scadenza attuale di marzo 2017. Semplicemente, è vero che all’interno della BCE si sta probabilmente formando una valutazione concreta sulla possibilità di valutare sulle “modalità” di un’exit strategy, indipendentemente dai “tempi” di una sua attuazione. Non è inoltre escluso che una simile decisione possa essere applicata in maniera molto graduale e, per giunta, con un’ulteriore estensione del quantitative easing che è in scadenza nel primo trimestre del prossimo anno. Sul brevissimo termine, riteniamo che l’attenzione tornerà sui dati dell’area euro e sulle mosse della Federal Reserve.

Per quanto concerne la sterlina, la valuta britannica ha compiuto un’ampia correzione scendendo sotto i minimi post-referendum sia contro dollaro sia contro euro. La correzione è in questo caso stata innescata dall’annuncio del primo ministro Theresa May che i negoziati per l’uscita dall’Unione Europea inizieranno entro la fine del mese di marzo, e si è ulteriormente approfondita sulle nuove indicazioni di May in merito alle priorità di Brexit. La Premier ha infatti dichiarato che la priorità è il controllo dell’immigrazione, ma in teoria l’autonomia decisionale sul movimento delle persone implicherebbe non-irrilevanti limitazioni di accesso al Mercato Unico, con rischio di pesanti ripercussioni sull’economia domestica. La reazione della sterlina sembra pertanto riflettere non solamente l’incertezza sul nuovo status del Regno Unito fuori dall’Unione Europea, quanto anche il fatto che vi sia il rischio di una linea dura negoziale da parte del governo britannico, che in quanto tale finirebbe per impedire al Regno Unito di ottenere condizioni favorevoli di accesso al Mercato Unico. Ad alimentare le ipotesi di una Hard Brexit potrebbe essere anche l’incastro dell’avvio delle negoziazioni per disciplinare l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea con la nuova stagione elettorale nel vecchio Continente: in altri termini, il pericolo è che le prossime elezioni possano favorire l’insorgenza di maggioranze più populiste ed estremiste, più attente agli interessi nazionali e meno a quelli comunitari, e dunque più propense a scontrarsi in misura diretta con la controparte.

Ad ogni modo, sebbene nel breve termine il profilo di rischio per la sterlina sia tutt’altro che sottovalutabile, è possibile che nel prossimo anno le quotazioni possa puntare verso l’altro, sull’evidenza che nella fase attuativa dei negoziati la linea del governo possa ammorbidirsi. Sul breve termine i rischi di ribasso potrebbero inoltre essere contenuti dall’azione di politica monetaria della Bank of England, che punta a minimizzare le ricadute negative sulla crescita economica.

Esperto di trading e finanza, mi dedico alla stesura di articoli accurati e informativi, con l'obiettivo di fornire approfondimenti e conoscenze utili per orientarsi nel complesso universo degli investimenti.

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