Verbali FOMC, Fed preoccupata di una inflazione troppo debole

Come ampiamente atteso, i verbali della riunione del FOMC risalente a luglio hanno rivelato che all’interno del comitato di politica monetaria della Federal Reserve vi era un consenso diffuso e convinto sul fatto che sia oramai da giudicare come appropriato l’avvio di un processo di normalizzazione del bilancio entro breve termine (lo scenario centrale che decidiamo di mantenere, è quello di un annuncio nel meeting di settembre). Tuttavia, i verbali mostrano altresì, nel contempo, che all’interno del comitato vi è una evidente spaccatura interna riguardo al sentiero dei tassi, a causa principale della debolezza dell’inflazione.

Emerge dalla lettura delle minute, infatti, come il comitato abbia rivisto leggermente al ribasso le proprie proiezioni sull’indice dei prezzi per quanto concerne la parte finale dell’anno, come conseguenza di un andamento più contenuto della componente core, mentre conferma la sussistenza di uno scenario economico di fondo sicuramente positivo, con le stime che includono un minore contributo derivante dalla politica fiscale rispetto alle previsioni precedenti, compensato però dagli effetti positivi derivanti dal deprezzamento del dollaro e dal contesto di tassi di interesse più bassi.

Per quanto poi concerne le discussioni effettuate in relazione alla politica monetaria, dalle minute continua a emergere un consenso piuttosto diffuso sulla necessità di ridurre gradualmente lo stimolo monetario, mentre per quanto riguarda il sentiero dei tassi, la maggior parte dei partecipanti non ha modificato lo scenario per la crescita e il mercato del lavoro, anche se “alcuni” esponenti del FOMC hanno sollevato preoccupazioni per la mancata ripresa dell’inflazione.

Alla luce di quanto sopra, riteniamo pertanto che sebbene la parte preponderante del comitato sia propensa a dar seguito al pianificato terzo intervento sui tassi, nelle prossime settimane saranno piuttosto intense le discussioni su quanto si possa temporeggiare nel decidere quando alzare di nuovo i tassi, e se convenga o meno prendere ulteriore pausa, fino a quando – almeno – non vi sia la disponibilità di informazioni che confermeranno o meno la transitorietà dell’attuale basso livello dell’inflazione.

In linea finale, riteniamo come i verbali non siano stati in grado di modificare il messaggio che era emerso dal comunicato a margine della riunione di luglio 2017, come peraltro già evidenziato nei discorsi successivi da parte di alcuni membri del comitato di politica monetaria: la riduzione del bilancio dovrebbe comunque iniziare presto (l’annuncio a settembre?), mentre per i tassi si aspetteranno informazioni relative all’inflazione (l’ipotesi più probabile rimane comunque di un annuncio a dicembre). Per ora sembra che la maggior parte dei partecipanti sia disposta ad alzare i tassi anche prima di aver visto una ripresa dell’inflazione, ma questa opinione non è affatto omogenea e, dunque, i dati dei prossimi mesi risulteranno essere rilevanti, insieme all’evoluzione su vari altri fronti politici.

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