Petrolio e sterlina giù, crescono timori Brexit

Il petrolio è letteralmente crollato nella giornata di ieri alla Borsa Nymex di New York, con quotazioni in calo del 4,9 per cento a 46,60 dollari al barile. Oggi si registra un lieve ritracciamento e una maggiore stabilità, con il brent a 47,37 dollari e il Wti a 46,16 dollari.

Timori Brexit

Crescono dunque i timori che la Brexit, ovvero l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea, possa frenare ulteriormente la già debole ripresa dell’economia globale, provocando un rallentamento della crescita della domanda di greggio.

Preoccupazioni che nel frattempo si sono estese anche al comparto immobiliare della Gran Bretagna, uno dei motivi alla base della ulteriore discesa della sterlina, ai minimi da 31 anni sul biglietto verde, precisamente al di sotto di 1,30 dollari.

Una parte degli analisti ritiene che la moneta inglese proseguirà ancora in questa sua fase di debolezza ed entro la fine del 2016 è attesa nel range 1,15 dollari-1,20 dollari.

Con le materie prime e la sterlina in evidente stato di pressione, bisogna segnalare che i prezzi delle obbligazioni negli Stati Uniti hanno raggiunto nel frattempo nuovi livelli record. In un momento così forte di incertezza economica nel Vecchio Continente, gli acquisti si sono pertanto concentrati soprattutto sui titoli di stato Usa.

È stata proprio la maggiore volatilità registrata nelle ultime sedute sui mercati finanziari, a dare l’impulso per il raggiungimento di nuovi minimi anche per i rendimenti dei titoli di stato di altri paesi europei, tra cui la Germania, la Svizzera e la Francia.

Prospettive negative sono attese anche sui mercati extra europei, con in primis la Cina, dove i dati sul commercio e sugli investimenti nel corso delle prossime settimane sono stimati in ulteriore calo, alimentando il già difficile momento di incertezza globale.

Petrolio stime in calo

Situazione particolarmente complessa per il petrolio, anche se al momento viene registrata una stabilizzazione dei prezzi. Crescono i timori degli analisti e degli investitori a seguito dall’uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea.

Si teme un rialzo dei dazi verso il Regno Unito che potrebbe provocare un rallentamento della crescita dell’economia sia in territorio inglese che dall’altra parte della Manica.

Naturalmente non è soltanto la Brexit a preoccupare gli analisti in merito alle quotazioni dell’oro nero ma anche l’affacciarsi di nuovi timori riguardanti le scorte e le riserve mondiali di greggio. Si registra al momento una estrema volatilità per le prime e un elevato grado di incertezza per le seconde.

A tutto questo bisogna aggiungere la questione della già citata Cina che, dopo il boom economico degli anni scorsi, ha intrapreso una strada che sembra portare a una contrazione piuttosto marcata del fabbisogno energetico del paese.

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here