Banca Popolare di Vicenza: è S.p.A.

La Banca Popolare di Vicenza è diventata una SpA. I votanti a favore sono stati 9.304 soci su 11.353 presenti e dopo sei ore di assemblea e molte proteste rispetto alla vecchia gestione, la maggioranza dell’81,95% ha votato a favore dell’emendamento. L’esito è stato quindi annunciato dall’attuale presidente Stefano Dolcetta, chiudendo uno spinoso capitolo che da mesi interessa l’istituto di credito. Dopo aver trasformato la banca in una società per azioni, l’assemblea dei votanti ha quindi approvato l’aumento del capitale, portandolo fino a 1,76 miliardi di euro e facendo partire la quotazione in borsa, fattori e condizioni che se non fossero stati approvati avrebbero fatto rischiare al gruppo un deciso intervento della Bce.

Secondo il presidente Dolcetta, si è trattato di un’assemblea lunga e faticosa, che ha segnato un passaggio storico per la Popolare di Vicenza. Le alte percentuali di votanti a favore delle manovre intraprese hanno infatti dimostrato la necessità di agire in questo verso, visto che si è stata una scelta priva di alternative. Come accadde nel caso di Veneto Banca, la Bce aveva infatti inviato una lettera pubblica ai vertici dell’istituto per augurarsi tre sì dall’assemblea, uno positivo al cambio di forma in SpA, un sì alla quotazione in borsa e un sì all’aumento di capitale. I rischi, in caso contrario, sarebbero stati molto elevati e potevano sfociare nel temuto commissariamento.

Tanti applausi ma anche tanti fischi sono stati spesi durante l’assemblea, anche se l’ex presidente Zonin e l’ex gruppo di consiglieri non si sono fatti vedere. La manovra è stata quindi spiegata dall’amministratore delegato Francesco Iorio, il quale ha esposto quali sarebbero stati i rischi di un voto contrario, ovvero ‘regalare la banca’ ad altre persone e creare un valore di realizzo pari allo zero.

La mancanza di alternative all’aumento di capitale ha quindi convinto i soci, alla luce delle dichiarazioni fatte da Iorio all’inizio dell’assemblea. L’amministratore ha infatti spiegato chiaramente la sua collaborazione con la magistratura in merito alla vecchia gestione, rea di avere ‘ingannato’ tanti azionisti e risparmiatori ignari di manovre finanziarie più grandi di loro. Si è quindi voluto salvare il salvabile e ricominciare un percorso con basi pulite. Due minuti sono stati concessi ai 123 azionisti che hanno chiesto di parlare. Le persone, travolte dalla disastrosa gestione di Zonin, hanno unanimemente richiesto le dimissioni della vecchia guardia e un’azione di responsabilità da attuare nei loro confronti.

Appassionato di economia e finanza, porto il mio parere indipendente sui temi economici di maggiore interesse. Nel 2008 sono diventato giornalista ed editore.

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