Polizze vita: cosa sono e come funziona la tassazione

Le polizze vita sono un particolare strumento contrattuale contraddistinto da elementi di grande versatilità: possono infatti tramutarsi, volta per volta, in prodotti di risparmio, di investimento, di assicurazione o di pensione integrativa, considerato che alla scadenza il beneficiario può ricevere una rendita periodica. Ma che cosa è la polizza sulla vita? Quali sono i suoi principali vantaggi? E quali sono gli aspetti fiscali? Il tema è complesso: affrontiamolo con ordine e sintesi, cercando di chiarire tutti i principali aspetti di rilevanza.

Che cosa è la polizza vita

Cominciamo con il ricordare che la polizza vita non deve essere confusa – sebbene, superficialmente, si commetta questo errore – con la polizza caso morte, che prevede che i beneficiari designati in contratto ricevano un capitale pattuito nel caso di morte del soggetto assicurato. La polizza vita è invece l’esatto contrario: la compagnia assicurativa paga se al momento della scadenza del contratto il soggetto assicurato (di norma coincidente con il contraente) è ancora in vita.

Con tale definizione, le polizze vita non sono dei tipici contratti di assicurazione contro specifici rischi, bensì dei contratti di risparmio / investimento con delle clausole assicurative integrate.

Come funziona la polizza vita

Chiarito che cosa sia la polizza vita, cerchiamo di ipotizzare un tipico funzionamento di questo contratto, supponendo che il contraente (immaginiamo che coincida anche con il soggetto assicurato) abbia già scelto quanto versare (il premio) e la durata del contratto (che di solito è di almeno 5-10 anni).

Sancito ciò, il funzionamento della polizza vita vede il susseguirsi di più fasi, e delle successive prestazioni. Nella prima fase ha luogo l’accumulo del capitale, grazie ai versamenti del contraente, che pagherà l’assicurazione in un’unica soluzione (versando immediatamente l’intero premio) o in più soluzioni (cioè versando il premio in maniera rateizzata, a intervalli regolari).

Terminata la fase dell’accumulo, ha luogo la fase della liquidazione, con il pagamento in favore del soggetto beneficiario di un capitale o di una rendita, che a sua volta può essere immediata (l’assicuratore versa una determinata somma a partire dalla data di stipula del contratto) o differita (l’assicuratore versa una determinata somma decorso un certo lasso temporale dalla stipula).

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A quanto ammonta il capitale / rendita della polizza vita

Come intuibile, non vi è certezza sul capitale o sulla rendita che la polizza vita può garantire al beneficiario. L’ammontare del capitale o della rendita dipenderà infatti non solamente dal premio versato, quanto anche dalla gestione dell’investimento da parte della compagnia assicurativa. Al fine di contenere l’aleatorietà, di solito si distinguono dei termini minimi di prestazione.

E se l’assicurato muore?

La polizza prevede delle prestazioni anche nel caso in cui il soggetto assicurato muoia. Nel caso in cui si verifichi il decesso durante il periodo di validità del contratto, i premi che sono stati precedentemente versati dal contraente vengono rifusi ai beneficiari che sono indicati in polizza o, in mancanza, agli eredi legittimi.

Normativa fiscale per le polizze vita

Gli aspetti fiscali delle polizze vita sono piuttosto numerosi e non sempre a conoscenza di tutti coloro che si avvicinano per la prima volta al mondo di questi strumenti di investimento. Cerchiamo, come nostra abitudine, di schematizzare tutti i principali elementi di maggiore rilievo:

  • i rendimenti generati dagli investimenti nelle polizze vita sono tassati al momento dell’incasso del capitale (contrariamente alla tassazione anno per anno, come avviene per altri prodotti di investimento); le aliquote applicate sono però diverse, in funzione del momento in cui il rendimento è maturato, e dal tipo di strumento finanziario sottostante la polizza vita, ovvero:
  • i premi versati nelle polizze vite sono detraibili ai fini IRPEF, nella misura del 19%, con un tetto massimo di detraibilità di 530 euro;
  1. 12,50% per i rendimenti maturati fino al 31 dicembre 2011;
  2. 20% per i rendimenti maturati dal 1 gennaio 2012 al 30 giugno 2014 (sui titoli di Stato o equivalenti l’aliquota del 20% è applicata al 62,5% del rendimento maturato);
  3. 26% per i rendimenti maturati dal 1 luglio 2014 (sui titoli di Stato o equivalenti l’aliquota del 26% è applicata al 48.08% del rendimento maturato).
  • l’imposta di bollo viene applicata attraverso un’aliquota sul valore dell’investimento al 31 dicembre di ogni anno, nell’attuale misura dello 0,20% senza importo minimo, senza limite massimo per le persone fisiche e con un tetto di 14.000 euro per le persone giuridiche.

Prescrizione delle polizze vita

L’art. 2952 del codice civile prevede che i diritti che derivano dal contratto di assicurazione (e pertanto anche da quelli Vita) si prescrivono trascorsi 10 anni dal giorno in cui si è verificato il fatto su cui il diritto si fonda. Significa che trascorso questo termine il beneficiario del contratto assicurativa non ha più diritto a incassare la prestazione prevista (la polizza, dunque, si prescrive).

Per quanto concerne la polizza vita, il momento da cui inizia a decorrere la prescrizione può essere il giorno della scadenza (per quelle polizze vita che hanno una scadenza prevista in contratto) o il giorno del decesso (nel caso in cui si verifichi la morte dell’assicurato all’interno del periodo di validità contrattuale).

Tenete in considerazione che per poter bloccare i termini di prescrizione è sufficiente inviare la richiesta di pagamento alla compagnia assicurativa: da quel momento, il beneficiario vanta altri 10 anni di tempo per poter entrare in possesso della somma che gli spetta prima che si prescrivi.

E scaduto il termine? Una volta decorsi 10 anni, contrariamente a quanto pensa qualcuno, le somme non sono incamerate dalle compagnie assicurative, bensì sono versate al fondo che è stato costituito presso il Ministero dell’Economia e delle Finanze, e destinato a risarcire i risparmiatori che sono vittime di frodi finanziate. Una volta che sono versati in tale fondo, i beneficiari non possono domandarne la restituzione al Ministero.

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Perché conviene farsi una polizza vita?

Alla luce di quanto sopra abbiamo ribadito, possiamo certamente distinguere i principali vantaggi per cui, in fondo, conviene valutare concretamente la possibilità di stipulare una polizza vita. Tra i principali rammentiamo:

  • la polizza vita può essere utilizzata come una forma di previdenza complementare, aiutando a costruirsi una pensione integrativa poiché offrono un reddito complementare alla pensione principale;
  • la gestione separata tradizionalmente legata alle polizze vita punta a garantire un rendimento discretamente stabile, perseguito con attività soggette a norme e regole rigide, che dovrebbero puntare a selezionare solo titoli ad elevata qualità, a rischio basso, facilmente liquidabili;
  • il capitale è garantito dalla compagnia assicurativa alla scadenza o nell’ipotesi di morte dell’assicurato;
  • il trattamento fiscale, come sopra abbiamo visto, è particolarmente favorevole;
  • le somme investite nelle polizze vita sono impignorabili e insequestrabili, salvo i casi previsti dalla legge;
  • la polizza vita ha altresì vantaggi significativi quando entra in gioco una successione, poiché il capitale pagato ai beneficiari al decesso dell’assicurato non entrerà nell’asse ereditario e non sarà soggetto alle imposte di successione; inoltre, il contraente potrà scegliere liberamente i beneficiari della polizza, fatti solo salvi i diritti degli eredi legittimari.
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