Bitcoin verso nuovi record: merito degli evasori fiscali?

Nuovi record per i bitcoin, che qualche giorno fa hanno toccato il picco di 2.800 dollari, per poi compiere un passo indietro che non sembra tuttavia nuocere alle buone prospettive (speculative?) della criptovaluta. Ma quali sono le basi sulle quali Bitcoin sta infrangendo nuove soglie? E durerà il nuovo trend di apprezzamento?

Valore raddoppiato in un mese

Cominciamo dai dati numerici. La moneta virtuale all’inizio dell’inverno 2016/2017 valeva circa 700 dollari, ma alla fine della stagione era già riuscita a salire oltre i 1.000 dollari. Ad aprile ha invece toccato 1.500 dollari, mentre giovedì scorso ha infranto la soglia dei 2.800 dollari, per poi rivedere le proprie quotazioni intorno ai 2.500 dollari. Ne consegue che nel corso del solo mese di maggio il valore della criptovaluta è praticamente raddoppiato, per la gioia di chi ha scelto di investire nel sistema dei bitcoin.

Una nuova immagine per i bitcoin

La forte crescita del valore dei bitcoin, in attesa di comprendere se possa trattarsi di una pericolosa bolla speculativa o di una corsa “razionale” (per quanto razionale possa essere il valore di un asset che non esiste), si accompagna peraltro con una rinnovata immagine che gli viene conferita dalla Sec, che a giorni potrebbe dare il proprio via libera alla negoziazione di quote di un ETF legato proprio al bicoin.

Il progetto, intrapreso dai gemelli Winklevoss (i due fratelli divenuti celebri per aver intentato una causa contro Mark Zuckerberg, al quale contendevano la creazione di Facebook) che è terminato con un accordo finanziario i cui preventi – appunto – sono stati investiti per buona parte sui bitcoin.

Il ruolo dell’evasione fiscale

Al di là del fatto che, probabilmente, le decisioni della Sec (l’equivalente a stelle e strisce della Consob) riusciranno a fornire un nuovo supporto alle quotazioni dei bitcoin, appare piuttosto palese come la rincorsa dei bitcoin sia iniziata nel momento in cui l’India ha scelto improvvisamente di mandare fuori corso le banconote da 500 e da 1.000 rupie, che all’epoca rappresentavano oltre l’80% del contante in circolo e il 20% del suo valore. L’obiettivo del governo indiano era quello di limitare l’utilizzo del contante e – dunque – favorire l’emersione del nero, costringendo i possessori a presentarsi in banca per poterlo depositare, o convertirlo in altri tagli. Ebbene, piuttosto che “autodenunciarsi”, tanti risparmiatori hanno scelto di convertire i soldi in bitcoin.

Oltre alla spinta indiana, un ruolo fondamentale l’ha svolto anche la Cina, dove molti hanno compreso che utilizzare la criptovaluta sarebbe stato un utile modo per poter aggirare le norme nazionali che limitano la possibilità di investire all’estero. Più congrue, probabilmente, le motivazioni che hanno spinto un incremento della domanda dal Giappone: qui il successo dei bitcoin sembra essere legato al fatto che sempre più operatori utilizzano la moneta virtuale per i propri pagamenti.

Insomma, tante determinanti coincidenti che, almeno per il momento, stanno supportando una fortissima spinta al rialzo. Con l’impressione, però, che il risveglio da questa cavalcata non sarà privo di dolore.

Esperto di trading e finanza, mi dedico alla stesura di articoli accurati e informativi, con l'obiettivo di fornire approfondimenti e conoscenze utili per orientarsi nel complesso universo degli investimenti.

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